ESCRITORIO

1. Una scia di sangue in cui s’intinge la penna – Prologo a “Il delitto di Calle Fuencarral” di Benito Pérez Galdós. A cura di Monica R. Bedana.


Va detto senza preamboli: l’opera di  Benito Pérez Galdós è una pietra miliare nella letteratura contemporanea spagnola quanto lo fu quella di Cervantes nella nascita del romanzo moderno, nel canone di ogni tempo e luogo . Di Galdós si dichiara allieva Almudena Grandes – la sua saga Episodi di una guerra interminabile ne è prova tangibile: il richiamo agli Episodios nacionales galdosiani sta persino nel titolo della sua fortunata serie di romanzi storici. Altri scrittori noti al pubblico italiano che hanno spesso sottolineato di dovere molto a Galdós sono Antonio Muñoz Molina e Fernando Aramburu. Insieme a Javier Cercas – che galdosiano non è – furono tutti protagonisti, lo scorso anno, di un accalorato dibattito pubblico intorno all’opera, lo stile e la figura di questo romanziere, giornalista, politico ed europeista convinto nato a Las Palmas de Gran Canaria nel maggio del 1843.

 

Nel 2020 la Spagna ha ricordato il centenario della morte di Benito Pérez Galdós, e proprio l’impatto mediatico del guanto di sfida lanciato da Cercas in un editoriale di un inverno fa, in cui l’autore di Anatomia di un istante confessava la propria lontananza da Galdós perché «è quasi sempre schierato, non è imparziale, fa campagna per le cause in cui crede e dice al lettore quel che deve pensare, anziché lasciarlo libero di pensare come desidera», si tradusse in una querelle che coinvolse più voci del mondo della letteratura ma, soprattutto, fece schierare il paese dei lettori. Un paese rivelatosi quasi granitico nel sostenere Galdós.

 

La stessa tensione mediatica e sociale generata da quel sorprendente episodio nazionale del 2020 –uno scambio dialettico tra pesi massimi della letteratura contemporanea, a colpi di articoli pieni di verve accademica e sentimentale, come non si ricordava da tempo –  balza dalle pagine del Delitto di calle Fuencarral a ghermire la coscienza e il senso critico del lettore. Cronaca di un clamoroso fatto di sangue che scosse la società madrilena e la Spagna intera nell’estate del 1888, è un testo che ci rammenta che se la letteratura dispone di margini entro i quali lo scrittore può decidere se farsi bandiera di una certa idea, manuale d’uso, oppure no, il giornalismo non schierato, invece, non esiste. E Il delitto di calle Fuencarral è un’opera che si muove proprio sulla linea di confine in cui è lecito il contrabbando, perché significa vita; ci dice che il fattaccio non va mai abbordato sotto i riflettori, con il cadavere eccellente ancora caldo, ma ricostruito con pazienza, come fosse un mosaico bizantino,  da molteplici messe a fuoco laterali; che bisogna «calzare le scarpe» – come si dice in spagnolo; meterse en los zapatos – dei personaggi; che anche i condannati hanno diritto al rispetto. È questa la presa di posizione del Galdós reporter – un termine che all’epoca iniziava a essere usato per definire chi fotografava gli avvenimenti non solo con la penna – e del Galdós romanziere. Ed è a partire da questi presupposti che il lettore è a sua volta sollecitato a schierarsi.

 

Nel 1888 – lo stesso anno in cui a Londra imperversa Jack lo Squartatore –, quando avviene l’omicidio di calle Fuencarral, nel pieno centro di Madrid, la Spagna sta vivendo un periodo di apparente stabilità e di sviluppo dei principi liberali; Galdós stesso viene eletto deputato del Partido Progresista a Puerto Rico sotto la reggenza di Maria Cristina d’Asburgo. In realtà un fermento occulto porterà il Paese, nel giro di un decennio, alla perdita definitiva delle colonie d’oltremare, per poi culminare, nel 1931, con la proclamazione della Seconda Repubblica. Il Galdós che scrive – e ritrae dal vivo, poiché era anche un ottimo illustratore – per un quotidiano argentino la serie di articoli di cronaca raccolti in questo libro è ormai scrittore affermatissimo, giornalista di grido, intellettuale di riferimento: ha già scritto la terza serie dei 46 romanzi che compongono il totale dei suoi Episodios Nacionales; ha collaborato con le migliori testate giornalistiche e sta percorrendo, sul terreno politico, un cammino che lo porterà da posizioni liberali al socialismo. Sono elementi – indizi, diremmo, nella lunga istruttoria del Delitto – che il lettore-inquirente dovrà considerare, prima di prendere posizione.

 

La peculiarità di questo testo e la ragione per cui vale la pena scoprirlo o riscoprirlo è dettata da due fattori, ancora perfettamente attuali a più di cent’anni dal momento in cui la cronaca del Delitto vide la luce: il primo è che, in modo inconsapevole, scrivendo dell’omicidio di calle Fuencarral il Galdós romanziere getta le fondamenta del noir nella storia della letteratura spagnola moderna; il secondo è che il Galdós giornalista rievoca, riflette e s’interroga sul bene e sul male all’epoca d’oro della stampa: un’epoca in cui «non si era mai vista tanta concitazione a Madrid per un fatto del genere. Ogni notte una folla immensa attende accanto alle redazioni dei giornali l’uscita dei quotidiani».

 

Comunque la si pensi rispetto alla neutralità di Galdós nell’esercizio del proprio mestiere, il lettore, per definizione, è già schierato: ha deciso di stare dalla parte della lettura. La presa di posizione più netta. Oggi come alla fine del XIX secolo e nel futuro.

 

Monica Rita Bedana

 

(L’autrice della foto è Clelia Mumolo, N.d.R.)

No Comments

Post A Comment